San Panfilo di Sulmona è stato un Vescovo venerato dalla Chiesa come Santo. Visse durante il pontificato di Papa Sergio I tra il 600 e l’inizio del 700 d.C. Nel 682 venne eletto Vescovo. La tradizione lo descrive come una persona di animo molto generoso e gentile ed impegnato per la diffusione del cristianesimo tra i Longobardi. Fu Vescovo di Sulmona. Morì a Corfinio, di cui fu probabilmente anche vescovo, presso la basilica di San Pelino da Brindisi, concattedrale della diocesi Valvense. Una delle leggende più conosciute e intrigate è la leggenda di San Panfilo secondo la quale, Panfilo da giovane, convertitosi al cristianesimo, fu inizialmente ripudiato dal padre che era di religione pagana. Preso da una violenta crisi di follia a causa della scelta del figlio, lo obbligò a salire sopra un carro trainato da buoi e gli ordinò di scendere da Pacile (un borgo vicino Sulmona) fino alla valle del fiume Gizio. In questa zona impervia la montagna era estremamente ripida e difficilmente il giovane avrebbe potuto salvarsi. In suo aiuto apparvero alcuni angelie fu proprio in quel momento che gli zoccoli dei buoi e le ruote del carro affondarono nel terreno anziché scivolare e precipitare, conducendolo a lentamente verso la valle. Il giovane arrivò sano e salvo meravigliando tutti.
Sempre secondo la tradizione, a ritrovare il corpo furono quattro chierici ma, mentre lo riportavano a Sulmona, esso divenne pesante come pietra costringendo i sacerdoti a fermarsi stanchi e assetati. Quello fu infatti il posto in cui il santo scelse di essere seppellito. All’improvviso apparve come per miracolo una fontana e gridando al miracolo venne costruita, proprio in quel punto esatto, la cattedrale oggi conosciuta a tutti con il nome di San Panfilo. La tradizione lo descrive come persona di animo molto generoso e gentile, impegnata a diffondere il cristianesimo tra i Longobardi. Fu un Vescovo saggio, benefico, sommamente generoso; ciononostante, non gli fu risparmiata l’accusa di nutrire tendenze ariane. San Panfilo, allora, si presentò a Roma, presso il Pontefice, dimostrando di non aver mai sostenuto e insegnato altre dottrine se non quelle proclamate a difese dalla Chiesa. Tornato a Sulmona scagionato dall’infamia, riprese le sue pratiche di pietà e la ferma guida della diocesi. Sin dalla sua morte fu venerato dai cittadini, e sepolto fuori le mura presso un campo: da lì i resti mortali furono traslati in quella che poi divenne la cattedrale a lui intitolata. La cattedrale venne eretta sempre nell’VIII secolo sulle rovine di un tempio pagano. Fu poi radicalmente rifatta nel 1075 dal vescovo Trasmondo e finita nel 1119 dal successore Gualtiero. La grande chiesa è il risultato di una serie di stratificazioni architettoniche avvenute durante i secoli, a partire probabilmente da una preesistente edificazione su un tempio di epoca romana. La chiesa, in origine dedicata a Santa Maria, fu eretta per ospitare il santo corpo e subì una serie di trasformazioni già nel XII secolo, quando gli fu intitolata.
Le prime notizie documentate sono del Chronicon Casauriense, del XII secolo, in cui si legge di un importante intervento di rinnovamento delle strutture sin dal 1075, voluto dal vescovo Trasmondo e terminato nel 1119 da Gualtiero. Le spoglie di San Panfilo riposano in un sarcofago posto nella cripta del nuovo duomo settecentesco. Una curiosità: la chiesa di San Panfilo era meta della devozione transumante, sia nel viaggio di andata che in quello di ritorno. Da ricordare, a tale proposito, come in Fontamara Ignazio Silone narri che i pastori migranti verso le Puglie attaccavano sul basto dei muli – incaricati di trasportare le masserizie della carovana – una immagine di San Panfilo vescovo. Molto amato in Abruzzo, è il santo patrono della città di Sulmona, Ocre, Spoltore e Scerni, dove sono sorte chiese a lui dedicate. Il giorno 28 aprile, in occasione della Festa del santo Patrono, l’Arciconfraternita della SS. Trinità e la Confraternita di Santa Maria di Loreto compongono una solenne processione portando per le strade principali della città il busto dorato del Santo.