La madre Adelaide è una donna forte, che educa Piergiorgio e la sorellina Luciana secondo i criteri educativi rigidi del tempo. Da lei apprenderà i primi rudimenti della fede secondo una religiosità prettamente legalista; il padre si dichiara non credente.
Pier Giorgio però vive una fede già ricca di significati e di gesti che rivelano una sensibilità speciale. In famiglia vengono insegnati ai figli dei valori fondamentali: l’onestà, la rettitudine, il sacrificio e Pier Giorgio accoglie pienamente questi valori e li trasfigura alla luce dell’amore del Vangelo.
Il primo miracolo della sua vita è proprio il fatto che, rampollo di una famiglia prestigiosa e sostanzialmente indifferente alla novità del Vangelo, destinato ad una brillante carriera e ad un ruolo sociale di affermazione ed agiatezza, Pier Giorgio si fa catturare totalmente da Dio.
Soffrirà molto per non essere capito dalla famiglia, ma sopporterà tutto per l’amore profondo che nutre per i suoi genitori. La sua carriera scolastica è normale: a 12 anni entra nell’Istituto Sociale dove verrà aiutato anche nel cammino spirituale da un padre gesuita e dove viene a conoscenza di alcune associazione ecclesiali cui entrerà a far parte: l’Apostolato della Preghiera, la Compagnia del SS. Sacramento, la Congregazione Mariana, la Conferenza di san Vincenzo.
A tredici anni prende l’impegno della comunione quotidiana. Pier Giorgio è portato per natura verso l’armonia e la bellezza. Gli piacciono gli animali, gli piace coltivare la terra. Adora i fiori. È un appassionato alpinista.
Durante gli anni della prima guerra mondiale porta a termine gli studi liceali. A diciotto anni si iscrive al Politecnico per fare ingegneria: siamo nel 1919.
Sono tempi di fermento. Anche in università ci sono grandi dibattiti sul futuro che l’Italia deve avere. Pier Giorgio si iscrive nel circolo “Cesare Balbo”. «Noi, che per grazia di Dio siamo cattolici,
non dobbiamo sciupare i più belli anni della nostra vita»
All’interno della FUCI Pier Giorgio crea dei legami particolarmente forti con alcuni compagni. Nel maggio del 1924 questi legami assumono una forma più precisa con la fondazione dei Tipi Loschi, una società che si esprime in gite, tempo libero passato insieme, ma che ha come reale scopo aiutarsi a vicenda a vivere da cristiani, e molte volte Pier Giorgio scriverà a questi amici che il vero legame che li unisce è pregare gli uni per gli altri.
Pier Giorgio crede profondamente nell’Azione Cattolica, vive soprattutto con pienezza il motto che allora distingueva i giovani “Preghiera, Azione, Sacrificio” . È un uomo di preghiera e un uomo di azione.
La sua vita spirituale riceve un impulso particolare quando a 21 anni decide di entrare nel Terz’Ordine Domenicano con il nome di Fra’ Girolamo.
In quello stesso anno il padre dà le dimissioni da ambasciatore, in seguito alla salita al potere di Mussolini. Nel 1924 Pier Giorgio chiede di iscriversi alla federazione della Gioventù Cattolica di Guastalla, perché perseguitata dai fascisti.
Il 14 giugno viene espulso con Marco Beltramo dal “Cesare Balbo” per indisciplina, dopo aver sollevato l’atmosfera di un convegno con la loro allegria esplosiva.
Pochi giorni dopo sventa un’aggressione fascista nella casa di Torino.
Il 4 luglio del 1925 muore di poliomielite fulminante stroncato in pochi giorni di sofferenza.
La salma viene custodita a Pollone fino al 1990, quando viene trasportata nel duomo di Torino.